Convegno I DIRITTI DEL SUOLO - venerdì 10 maggio 2024

Convegno I DIRITTI DEL SUOLO - venerdì 10 maggio 2024

incontro di approfondimento su come pianificare, progettare e abitare il territorio per rigenerare i servizi ecosistemici forniti dal suolo

venerdì 10 maggio 2024 | ore 14.30
Borgo Glazel – Via XI Febbraio, Piancogno (BS)

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Il suolo - fonte vitale di servizi ecosistemici - sostiene la vita sul pianeta, fornendo risorse indispensabili all'uomo. La sua importanza è manifesta nei molteplici benefici che offre, tra cui lo stoccaggio del carbonio, la conservazione della biodiversità, la produzione agricola e di legname, e la regolazione del clima e del regime idrologico. Tuttavia, la compromissione dei servizi ecosistemici del suolo minaccia direttamente la vita umana, incidendo sulla qualità del cibo, sull'ambiente e sulla salute delle persone.

La promozione di iniziative volte alla salvaguardia del suolo è cruciale per preservare i suoi servizi vitali, soprattutto in un contesto come quello attuale, dove si registra un incremento significativo e costante di consumo di suolo destinato a superfici artificiali - a discapito di aree agricole e naturali - e la sua conseguente impermeabilizzazione, che porta ai dissesti e alle vulnerabilità dei territori purtroppo ben note.

IL CONVEGNO
Poiché la tutela del patrimonio ambientale e del paesaggio, nonché il riconoscimento del valore del suolo, sono temi cruciali, la Comunità Montana di Valle Camonica, ente gestore della Riserva della Biosfera “Valle Camonica-Alto Sebino”, propone un incontro di riflessione, approfondimento e confronto sui Diritti del suolo. Questo perché i costi elevati che si devono affrontare, sia in termini di salute e vite umane, sia in termini puramente economici e finanziari quando i servizi ecosistemici vengono compromessi, rendono necessaria un'analisi approfondita della questione.

Il convegno I DIRITTI DEL SUOLO. Incontro di approfondimento su come pianificare, progettare e abitare il territorio per rigenerare i servizi ecosistemici forniti dal suolo, organizzato per venerdì 10 maggio a partire dalle ore 14.30 in quel di Borgo Glazel (Piancogno, BS) affronterà il tema attraverso gli interventi di tre relatori di grande prestigio e riconosciuta esperienza – Michele D’Amico (Professore di Pedologia, Università Statale di Milano), Paolo Pileri (Professore di Pianificazione territoriale e ambientale, Politecnico di Milano) e Mauro Varotto (Professore di Geografia presso l’Università degli Studi di Padova) – che consentiranno ai partecipanti di comprendere che il suolo non è una superficie sulla quale edificare manufatti, ma un volume indispensabile alla vita, un ecosistema da cui tutto ha origine e da cui tutto dipende.

Interlocutori prioritari dell’incontro sono gli amministratori, i tecnici comunali, i progettisti e i pianificatori, ma l’obiettivo è quello di coinvolgere cittadini e studenti al fine di diffondere cultura, conoscenza del presente e consapevolezza del futuro che ci attende.

L’iniziativa è inoltre accreditata al rilascio di CFP (Crediti Formativi Professionali) per gli ordini dei Dottori Agronomi e Forestali, Architetti, Geometri e Ingegneri della provincia di Brescia. 

La partecipazione all’evento è gratuita, previa iscrizione obbligatoria attraverso il modulo online presente al seguente link https://bit.ly/diritti_del_suolo (o nella sezione news dei siti www.parcoadamello.it e www.vallecamonicaunesco.it).

 

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LE PREMESSE
(a cura della Dott.ssa Anna Bonettini)


Il suolo è una delle risorse più importanti del pianeta e fornisce all’uomo innumerevoli servizi ecosistemici, intesi come i benefici che la natura offre all’uomo e che sono indispensabili per la vita. Tra questi troviamo:

  • Stoccaggio e sequestro di carbonio
  • Qualità degli habitat e conservazione di biodiversità
  • Produzione agricola
  • Produzione di legname
  • Impollinazione
  • Regolazione del microclima
  • Rimozione particolato e ozono
  • Disponibilità di acqua
  • Regolazione del regime idrologico
  • Purificazione dell'acqua dai contaminanti.

Se i servizi ecosistemici del suolo vengono compromessi, viene automaticamente a mancare la vita anche al genere umano: basti pensare alle coltivazioni agricole su suoli inquinati, che avvelenano il cibo di cui ci nutriamo, o alle isole di calore che, come dimostrano le ultime estati, si concentrano laddove il suolo è statO impermeabilizzato e sono causa di malessere o di decesso per le persone più fragili.

Ma il suolo, quando integro, ci difende anche dall’erosione, dalle alluvioni, dalle frane e significa qualità del paesaggio e disponibilità di miliardi di organismi viventi – per la maggior parte microrganismi – che ci forniscono farmaci e che rendono possibili i cicli dei nutrienti e le reti alimentari da cui dipendiamo. I suoli integri trattengono inoltre l’acqua durante i periodi di siccità, ai quali andiamo sempre più incontro a causa della crisi climatica.

Il Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) è disponibile in rete al link https://www.snpambiente.it/snpa/consumo-di-suolo-dinamiche-territoriali-e-servizi-ecosistemici-edizione-2023/ e fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo, permettendo di valutare il degrado del territorio e l’impatto del consumo di suolo sul paesaggio e sui servizi ecosistemici: il monitoraggio 2023 conferma la criticità del consumo di suolo nelle zone periurbane e urbane, in cui si rileva un continuo e significativo incremento delle superfici artificiali, con un aumento della densità del costruito a scapito delle aree agricole e naturali. I dati confermano l’avanzare di fenomeni quali la diffusione, la dispersione, la decentralizzazione urbana da un lato e, dall’altro, la forte spinta alla densificazione di aree urbane, che causa la perdita di superfici naturali all’interno delle nostre città, superfici preziose per consentire l’adattamento ai cambiamenti climatici in atto.

La valutazione del degrado del territorio, strettamente legata alla perdita di servizi ecosistemici che un suolo sano è in grado di offrire, permette di avere un quadro completo dei fenomeni che impattano sulle funzioni del suolo e che limitano la capacità di “combattere la desertificazione, ripristinare terreni degradati e suolo, compresi i terreni colpiti da desertificazione, siccità e inondazioni, per realizzare la neutralità del degrado del territorio (Land Degradation Neutrality - LDN)” e di “far diventare più inclusive, sicure, resilienti e sostenibili le città” entro il 2030, come previsto dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Gli ultimi dati ci mostrano che, purtroppo, il consumo di suolo, con le conseguenze analizzate approfonditamente in questo Rapporto del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, non solo da due anni non sta più rallentando, ma nel 2022 ha accelerato bruscamente ed è tornato a correre a ritmi che, in Italia, non si vedevano da più di 10 anni. I fenomeni di trasformazione del territorio agricolo e naturale in aree artificiali hanno così sfiorato i 2,5 metri quadrati al secondo e riguardato quasi 77 chilometri quadrati in un solo anno, il 10% in più rispetto al 2021. Si tratta certamente di un ritmo non sostenibile, che dipende anche dall’assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del Paese o dell’attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale. 

L’iniziativa delle Regioni e delle Amministrazioni locali sembra essere riuscita marginalmente, per ora, e solo in alcune parti del territorio, ad arginare l’aumento delle aree artificiali, rendendo evidente la forza del fenomeno e il fatto che gli strumenti attuali non abbiano mostrato ancora l’auspicata efficacia nel governo del consumo di suolo. Ciò rappresenta un grave vulnus per la capacità dell’Italia di adattarsi ai cambiamenti climatici, con territori sempre più fragili che non possono più permettersi questo tasso di artificializzazione del suolo. Non possono permetterselo neanche dal punto di vista strettamente economico, come ci indica ormai da tempo la Commissione Europea: la perdita consistente di servizi ecosistemici e l’aumento dei “costi nascosti”, dovuti alla crescente impermeabilizzazione del suolo, sono presentati nel Rapporto sopra citato al fine di assicurare la comprensione delle conseguenze dei processi di artificializzazione, delle perdite di suolo e del degrado a scala locale, anche in termini di erosione dei paesaggi rurali, perdita di servizi ecosistemici e vulnerabilità agli eventi estremi.

Anche le Province di Brescia e di Bergamo, purtroppo, vedono un continuo incremento di consumo di suolo, ed ecco perché è importante trovare un momento di confronto per affrontare il tema.

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9ª edizione del PREMIO PRATI DA SFALCIO - 2024

9ª edizione del PREMIO PRATI DA SFALCIO - 2024

La Comunità Montana di Valle Camonica, in quanto Ente gestore del Parco Adamello, presenta la 9ª edizione del “Premio prati da sfalcio” (vale a dire i prati sfalciati per ricavarne fieno) con l’obiettivo di attribuire un premio alla gestione dei prati da foraggio che mostrano migliore equilibrio tra valore foraggero e valore ecologico e che siano ubicati nel territorio di “Rete Natura di Valle Camonica”[1].

Per questo premio la Giunta di Comunità Montana mette a disposizione un finanziamento complessivo di 11.000 €, incrementando i massimali soprattutto per chi opera all’interno dei confini del Parco Adamello: un sostegno simbolico che l’Ente riconosce a chi conduce queste superfici, che richiedono attività molto onerose anche dal punto di vista economico.

La manutenzione dei prati di versante per il Parco è infatti di estrema importanza, sia dal punto di vista paesaggistico, sia perché un Premio come questo deve essere principalmente una forma d’aiuto e riconoscimento per chi continua a mantenere la tradizione dello sfalcio. La valutazione di merito terrà conto del valore agronomico delle superfici prese in esame, del valore ambientale e naturalistico dei prati candidati e delle difficoltà di gestione, dall’accessibilità al sito alla sua percorribilità e morfologia, e sarà quindi stilata una graduatoria per individuare i vincitori assegnatari.

La partecipazione è limitata a circa 40 candidati a fronte dei quali si prevedono indicativamente 26 premi (dell’importo di 600,00 €, 400,00 € o 300,00 €): le manifestazioni di interesse devono essere inoltrate entro le ore 12.00 di giovedì 9 maggio 2024.

[1] Il protocollo d’intesa del 10/12/2013 considera come appartenenti a Rete Natura 2000 le seguenti aree: Parco dell'Adamello; Parco Nazionale dello Stelvio - versante lombardo porzione in provincia di Brescia; SIC e Riserva Naturale Regionale Valli di S. Antonio in comune di Corteno Golgi; SIC da Monte Belvedere a Vallorda; Riserva Naturale delle Incisioni Rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo; PLIS del Lago Moro; PLIS del Barberino; PLIS delle Dolomiti Camune; Riserva Naturale Boschi di Giovetto e Paline - versante camuno; Foreste di Lombardia in territorio Comuni appartenenti alla Comunità Montana di Valle Camonica e in gestione a ERSAF; oltre al territorio compreso nel PLIS dell’Ogliolo.

 

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BANDO DI GARA per la gestione del Rifugio Piardi

BANDO DI GARA per la gestione del Rifugio Piardi

La Fondazione "Istituto Bregoli O.N.L.U.S." di Pezzaze (BS), in qualità di proprietaria dei beni costituenti il "Rifugio Piardi" in località Colle San Zeno nel Comune di Pezzaze (BS) alla quota di mt. 1420 s.l.m., concede in locazione il complesso dei beni immobili costituenti il Rifugio per un periodo di cinque anni, completi di arredi, attrezzature ed impianti necessari al funzionamento.

Il Rifugio, oltre al piano terra, si sviluppa su altri due piani, offre il servizio di bar, ristorante ed albergo con n. 12 camere per complessivi n. 25 posti letto. E' presente alloggio con entrata esterna indipendente per il gestore, box ed area esclusiva. Il Rifugio è completo di tutte le attrezzature, arredi, pertinenze ed impianti complementari.

All'esterno si trovano un ampio parcheggio ed un loggiato panoramico sul Monte Guglielmo.

Per informazioni in relazione ai requisiti ed alle modalità di presentazione delle domande, contattare il numero 030920271 (ufficio-ore 8.30-17.30 dal lunedì al venerdì ed il sabato mattina dalle ore 09.00 alle ore 12.00) oppure inviare e-mail all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

La scadenza per la presentazione dell'offerta è stabilita nel giorno 22 aprile 2024, ore 12.00.

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ClimADA: il ghiacciaio dell'Adamello scomparirà entro la fine del secolo

ClimADA: il ghiacciaio dell'Adamello scomparirà entro la fine del secolo

L’allarme è frutto del progetto ClimADA, che ha permesso non solo di ricostruire la storia del ghiacciaio e dei suoi cambiamenti nell’ultimo millennio, ma anche di prevedere la sua dinamica nei prossimi decenni a seguito degli impatti attesi del cambiamento climatico in atto

Brescia, 12 marzo 2024 - Il ghiacciaio dell’Adamello, il più grande, profondo ed esteso in Italia, scomparirà quasi sicuramente entro la fine del secolo per effetto del riscaldamento globale, con le ipotesi più papabili fissate attorno al 2080. La diminuita nevosità invernale, infatti, si somma all’effetto dell’aumento delle temperature e porta a una sentenza con speranze di appello quasi nulle.

È quanto emerge da due anni di studio e analisi del progetto ClimADA, che ha permesso non solo di ricostruire la storia del ghiacciaio e dei suoi cambiamenti nell’ultimo millennio, ma anche di prevedere la sua dinamica nei prossimi decenni a seguito degli impatti attesi del cambiamento climatico in atto.

Gli esiti sono stati presentati questa mattina al convegno finale “ClimADA – Il ghiacciaio dell’Adamello nell’epoca del cambiamento climatico” che si è svolto a Brescia, presso il Collegio Universitario di Merito Luigi Lucchini.


Il progetto ClimADA è come un termometro che misura il livello di salute climatica non solo del ghiacciaio dell’Adamello ma più in generale dei nostri territori, che ha fatto suonare un non rinviabile campanello di allarme. Proprio per questo, Fondazione Cariplo prosegue e rafforza il proprio impegno sul cambiamento climatico attraverso il progetto F2C – Fondazione Cariplo per il Clima e la Call Strategia Clima, la cui nuova edizione avrà come scadenza il prossimo 23 aprile.

Elena Jachia, Direttrice Area Ambiente di Fondazione Cariplo

Regione Lombardia ha sostenuto questo progetto facendo rete con realtà istituzionali e accademiche per avere dati scientifici certificati. Siamo impegnati non solo nella sensibilizzazione, ma anche in azioni concrete e condivise sia con i territori confinanti che con un network internazionale di regioni, la Under2 Coalition, che condividono le politiche volte a limitare le potenziali conseguenze del cambiamento climatico. Grazie al lavoro di Arpa effettuiamo 20 misure glaciologiche ogni anno per rilevare variazioni di volume dei ghiacciai.

GIORGIO MAIONE, assessore all’Ambiente e Clima di Regione Lombardia

Il ghiacciaio dell’Adamello rappresenta uno dei più potenti archivi della storia climatica, ambientale e umana delle Alpi Italiane e in particolare della Lombardia. I risultati sono drammaticamente sorprendenti, in particolare per l’accelerazione degli effetti del cambiamento climatico in atto nelle nostre Alpi. Ci auguriamo e c’impegniamo in prima persona perché si possa continuare questa imponente opera di studio, anche per sensibilizzare la cittadinanza e le istituzioni sulle delicate tematiche del cambiamento climatico.

Fabrizio Piccarolo, Direttore di Fondazione Lombardia per l’Ambiente, ente che ha coordinato il progetto ClimADA

Lo studio della carota di ghiaccio

Fino a oggi si pensava che i ghiacciai temperati come l’Adamello non riuscissero a conservare informazioni climatiche e ambientali in modo da permettere una ricostruzione affidabile. Il progetto ClimADA ha invece dimostrato che questi ghiacciai, e in particolare proprio quello dell’Adamello, sono capaci di archiviare dati importanti sugli aspetti del clima e dell’ambiente alpino.

La carota di ghiaccio di ADA270, estratta con la perforazione del ghiacciaio del 2021, è stata analizzata all’EuroCold LAB dell’Università di Milano-Bicocca, ed è stata datata utilizzando un modello età/profondità appositamente costruito per i ghiacciai temperati. Tutti i 224 metri di ghiaccio sono rappresentativi di circa 2.000 anni della storia climatica e ambientale dell’area delle Alpi Centrali, dall’epoca di Cristo ai tempi nostri.

È stato misurato, sempre al laboratorio EuroCold e in collaborazione con INFN - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare il livello Cesio rilasciato durante l’incidente di Chernobyl a circa 2 metri di profondità nella carota di ghiaccio. Probabilmente oggi, viste le perdite di massa subita dal ghiacciaio negli ultimi 2 anni, sono strati di ghiaccio in fusione. Allo stesso tempo, il livello di Trizio (idrogeno radioattivo) del 1963, causato dalle esplosioni termonucleari in atmosfera, è attualmente a poco più di 22,5 metri di profondità, invece dei 30 metri rilevati nel 2016.

È stata inoltre effettuata una registrazione dettagliata degli eventi di trasporto delle polveri fini atmosferiche nell’area delle Alpi Centrali. Queste polveri fini hanno un effetto importante di tipo climatico, in quanto antagoniste dei gas serra (raffreddano invece che riscaldare) e di tipo ambientale, in quanto depositate su ghiaccio e neve aumentano la quantità di energia che i ghiacciai e le aree innevate assorbono (maggiore fusione).

La collaborazione con Paul Scherrer Institut ha permesso di misurare - presso il laboratorio svizzero - gli isotopi stabili dell’ossigeno, fortemente legati alla temperatura delle masse d’aria da cui si generano le nevicate, e i black carbon, la componente di carbonio elementare che deriva dalla combustione industriale e civile. Sono importanti registrazioni che permettono di comprendere il livello di impatto che le aree urbane hanno sull’area alpina.

Ancora sull’Adamello è stata combattuta una parte importante della Guerra Bianca durante la Prima Guerra Mondiale. Le azioni militari tra il Regno d’Italia e l'Impero Austro Ungarico hanno lasciato tracce sia sulle vette che sul ghiacciaio stesso. La presenza di uomini e animali, le attività di trinceramento e di bombardamento, allo stesso modo le attività di logistica e di trasporto di materiali e munizioni sono stati osservati e misurati in una serie di livelli all'interno della carota di ghiaccio. Pollini e materiali vegetali, spore e funghi, frammenti di vario tipo, tipici della presenza di soldati, di muli e di cani usati per il trasporto dei materiali sono tra i materiali che sono stati osservati all’interno del ghiaccio a oltre 65 metri di profondità. 


La misurazione in fibra ottica del ghiacciaio

Nell’ambito del progetto ClimADA, il team del Politecnico di Milano e della sua start up Cohaerentia, con il supporto della società Land & Cogeo, ha svolto attività di monitoraggio del ghiacciaio dell’Adamello, in cui a fine primavera del 2021 erano stati installati diversi cavi sensore a fibra ottica all’interno della perforazione realizzata presso il Pian di Neve. Tale monitoraggio si è avvalso dell’innovativo sistema di misura che permette la ricostruzione dei profili verticali di temperatura e deformazione fino a una profondità di 170 metri, con una risoluzione spaziale di un metro, attraverso la tecnica chiamata Brillouin Optical Time Domain Analysis (BOTDA).

La sperimentazione effettuata in ClimADA rappresenta la prima installazione realizzata in un ghiacciaio alpino di un sistema di monitoraggio in grado di quantificare profili distribuiti continui di temperatura e deformazione lungo tutta la perforazione. I dati forniti dai sensori a fibra ottica sono stati finora di grande importanza per comprendere come si muove l’intera massa del ghiacciaio e per essere inseriti in un modello termo-fluidodinamico ad elementi finiti, sviluppato dalla squadra dell’Università di Brescia per predire la futura evoluzione del ghiacciaio dell’Adamello.

Le misurazioni indicano una temperatura di poco inferiore a 0° C anche a elevate profondità del ghiacciaio, specialmente durante il periodo estivo, confermando la tendenza all’aumento del tasso di fusione del ghiacciaio dell’Adamello. Relativamente alle misure di deformazione, il fatto che il cavo in fibra ottica appaia ancora integro a tre anni dall’installazione, senza forti tensioni e perdite localizzate, suggerisce che la perforazione sia all’interno di un blocco di ghiaccio che non presenta significativi movimenti relativi interni, nonostante la progressiva formazione nelle vicinanze della perforazione di profondi crepacci che stanno caratterizzando la fisionomia dell’intero ghiacciaio.

Il modello matematico: un destino già scritto per l’Adamello

A partire dalle misure effettuate tramite le fibre ottiche, l’Università degli Studi di Brescia ha definito il modello matematico della dinamica del ghiacciaio dell’Adamello composto da un modello di bilancio energetico e di massa sulla superficie e da un modello termo-fluidodinamico del ghiacciaio.

Nel dettaglio le misure di accumulo nivale - effettuate in modo sistematico dalla metà degli anni Sessanta nel sistema idrografico del Sarca-Chiese-Oglio - mostrano una diminuzione compresa tra il 5% e il 6% ogni dieci anni rispetto al valore di 800 millimetri di equivalente in acqua misurati al di sopra del 2500 metri in aprile all’inizio del periodo di monitoraggio. Le temperature dell’aria misurate dal 1996 al 2022 presso la diga di Pantano d’Avio, ai piedi del Monte Adamello sul versante lombardo, sono aumentate di circa 0.4°C ogni dieci anni, con effetti molto gravi anche sul permafrost la cui fusione rende instabili le pareti rocciose, aumentando il pericolo per gli alpinisti. Il bilancio di massa calcolato nell’ultimo quindicennio marca una perdita media di quasi -2.2 metri all’anno di spessore equivalente in acqua, contro i -1.4 metri all’anno del quindicennio precedente. 

Come inevitabile conseguenza di questi fattori, l’estensione areale del ghiacciaio prosegue inesorabile. La superficie del ghiacciaio che nell’agosto 2007 misurava 15.7 km2 nell’agosto 2022 si era ridotta a 13.1 km2, con un ritiro dell’11% ogni dieci anni.

Le misure di bilancio di massa effettuate nel 2022 dai glaciologi lombardi e trentini attestano una perdita media di spessore più che doppia rispetto alla media calcolata dal 1995 al 2009 e in perfetta sintonia con i risultati del modello matematico ‘bresciano’, collaudato con successo anche per i ghiacciai del Karakorum. Questo modello, inizializzato con le misure di temperatura estiva e invernale – effettuate nel progetto ClimADA con la fibra ottica dal team del Politecnico di Milano nel foro del carotaggio dell’Università Bicocca - prevede che nell’ipotesi che il clima rimanga quello dell’ultimo trentennio, l’estensione del ghiacciaio dell’Adamello si riduca a pochi ettari a fine secolo. Se si assume che il riscaldamento globale sia quello previsto dagli scenari più ottimisti, corrispondenti a un riscaldamento contenuto al di sotto di 2.0°C rispetto al clima attuale, la sostanziale scomparsa del ghiacciaio avverrebbe prima del 2080.    

Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) se non verranno messe in atto le azioni di decarbonizzazione previste dall’accordo di Parigi le temperature in questa regione delle Alpi aumenteranno tra 2 e 3 gradi centigradi nel 2050 e di circa 5 gradi alla fine del secolo, determinando così la scomparsa del ghiacciaio dell’Adamello. La perdita di massa potrebbe subire un’accelerazione anche per effetto del continuo annerimento, visibile sulla superficie del ghiacciaio dell’Adamello, prodotta dal deposito delle polveri trasportate dal vento e dallo sviluppo di sostanze organiche che aumentano la predisposizione del Ghiacciaio ad assorbire la radiazione solare e a fondersi.


Attività sul territorio: sensibilizzare la popolazione sul cambiamento climatico

Fondamentale il lavoro di disseminazione dei risultati e di coinvolgimento del territorio, in particolare delle nuove generazioni. Comunità Montana Valle Camonica, ente gestore del Parco dell’Adamello, in collaborazione con SGL – Servizio Glaciologico Lombardo ha organizzato ben 10 conferenze aperte al pubblico e svolto lezioni nelle scuole della Valle Camonica per un totale di 1.000 studenti. Inoltre ha predisposto circa 30 uscite di rilievi sul ghiacciaio e analizzato oltre 2.000 scatti fotografici per realizzare dei confronti temporali del ghiacciaio dell’Adamello.


ClimADA è un’iniziativa co-finanziata da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia, insieme a Edison e Valle Camonica Servizi Vendite. Partner del progetto sono, oltre a Fondazione Lombardia per l’Ambiente, l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Brescia e la Comunità Montana Valle Camonica/Parco dell’Adamello.

Per maggiori informazioniwww.climada.eu

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Programma sperimentale “Spazi Condivisi”: assegnazione di alimenti e prodotti veterinari da assegnare a pastori ed allevatori proprietari di cani da protezione

Programma sperimentale “Spazi Condivisi”: assegnazione di alimenti e prodotti veterinari da assegnare a pastori ed allevatori proprietari di cani da protezione

La Comunità Montana di Valle Camonica - Servizio Parco Adamello e Tutela Ambientale - propone un intervento sperimentale finalizzato al sostegno ai pastori ed allevatori che intraprendono percorsi di riduzione dei conflitti tra attività antropiche e grandi carnivori (orso, lupo, lince) e all’incremento del benessere animale dei cani da protezione operanti nel territorio della Riserva della Biosfera MaB UNESCO “Valle Camonica – Alto Sebino” e dei Comuni aderenti al Consorzio B.I.M. di Valle Camonica, mediante assegnazione di alimenti (crocchette) e prodotti veterinari e gestionali.

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