Progetto Life Wolfalps

LA COMMISSIONE EUROPEA FINANZIA IL PROGETTO LIFE NATURA “WOLF IN THE ALPS: IMPLEMENTATION OF WOLF CONSERVATION ACTIONS IN CORE AREAS AND BEYOND “ANCHE PER IL LUPO AZIONI COORDINATE PER LA CONSERVAZIONE E LA GESTIONE DELLA SPECIE.

Scomparso dal territorio alpino dagli inizi del ‘900, da alcuni decenni il lupo ha fatto il suo ritorno sulle Alpi occidentali, grazie all’espansione naturale della popolazione dall’Appennino, dove non si è mai estinta. Analogo fenomeno si sta osservando nelle Alpi orientali per la popolazione di lupo dei Balcani. Proprio nella zona veronese dei Monti Lessini la scorsa primavera si è avuto l’incontro tra un Lupo appenninico ed un lupo balcanico. Per evitare che si vengano a creare situazioni di conflitto tra la presenza della specie e l’attività umana, è necessario operare a livello sovraregionale tramite azioni coordinate tra gli enti territoriali. Per questo la DG Ambiente Energia e Sviluppo Sostenibile di Regione Lombardia, con la D.G.R. 907 dell’8 novembre 2013 ha avviato il progetto “Wolf in the Alps: implementation of wolf conservation actions in core areas and beyond” (Life WOLFALPS), che ha come obiettivo la conservazione e la gestione del lupo per consentirne la convivenza con le attività antropiche. Prosegue quindi l’impegno di Regione Lombardia nella promozione della coesistenza tra uomo e grandi carnivori, già avviato con il progetto Life ARCTOS, relativo alla conservazione e gestione dell’orso bruno, tutt’ora in corso.

“Un importante progetto che coniuga la valorizzazione della biodiversità con lo sviluppo sostenibile del territorio alpino ? commenta l’assessore Claudia Terzi della DG Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile – Life WOLFALPS rappresenta un’opportunità per avviare una serie di attività che consentiranno di gestire la ricomparsa del lupo, specie protetta ai sensi della Direttiva Habitat UE, mantenendo una costante attenzione a chi vive e lavora nel territorio alpino. Questo anche grazie al cospicuo contributo finanziario dalla Commissione Europea, sullo strumento finanziario LIFE+”

Il progetto interessa tutto il territorio alpino e vede la partecipazione di numerosi partner: il Parco naturale Alpi Marittime (Ente capofila), la Regione Veneto, il Corpo Forestale dello Stato, i Parchi nazionali della Val Grande e dello Stelvio, i Parchi regionali delle Alpi Cozie, Marguareis, Ossola, il MUSE, Museo delle Scienze di Trento , il Parco nazionale del Triglav e l’Università di Lubiana in Slovenia. In WOLFALPS lo scambio di esperienze acquisite dai partner di progetto che da anni gestiscono la presenza del lupo sul territorio, potrà essere utile per quei territori, come Regione Lombardia, dove è ipotizzabile una futura ricolonizzazione da parte del lupo.

Partito ad ottobre 2013, il progetto prevede nei prossimi 5 anni sia misure per la conservazione del lupo che azioni per contrastarne l’impatto predatorio sul bestiame, oltre che la formazione di personale esperto nel monitoraggio e per la rilevazione di episodi di  bracconaggio. Con WOLFALPS si intende affrontare anche la gestione di prevenzione e indennizzo dei danni, a cui si affiancheranno anche la comunicazione e la sensibilizzazione e  il coinvolgimento delle scuole, allo scopo di favorire il miglioramento della conoscenza della specie, la promozione e diffusione di buone pratiche gestionali che possano conciliare presenza del lupo e attività umane.

www.lifewolfalps.eu 

SCHEDA: IL LUPO NELLE ALPI

Il lupo (Canis lupus) è una specie dotata di grande adattabilità, il cui areale originario durante l’Olocene (da circa 11.000 anni fa) comprendeva tutta l’Europa e l’America settentrionale: dovunque ci fossero ungulati selvatici da cacciare, lì c’era anche il lupo. In seguito, la competizione con gli esseri umani ha portato a una notevole diminuzione dell’estensione dell’areale del lupo, fino ad arrivare all’attuale distribuzione, che spazia comunque su una gran varietà di ecosistemi, dalla tundra artica al deserto d’Arabia, sia nel continente americano che in quello eurasiatico.

ESTINZIONE

Considerato una specie nociva e sterminato in Europa centrale fino alla sua totale scomparsa nei primi decenni del Novecento, tra Settecento e Ottocento il lupo ha subito una progressiva eradicazione anche dall’est dell’Europa e sulle Alpi, raggiungendo il minimo di popolazione tra gli anni ’30 e ’60. Alcune popolazioni isolate sono tuttavia sopravvissute in parti dell’Europa ed anche in Italia. In Italia, i lupi sono stati sterminati sulle Alpi nel primo ventennio del XX secolo e per decenni sono rimasti confinati a sud del fiume Po, con una popolazione in declino fino agli anni ’70: a quei tempi era stata stimata la presenza di un centinaio di lupi in un areale limitato all’Appennino centrale e meridionale.

RIPRESA

Dagli anni ’70 in avanti si è assistito a una lenta ripresa, dovuta a diversi fattori di natura ecologica e sociale. Un ruolo importante nel recupero della specie lo hanno avuto l’elevata plasticità ecologica del lupo, capace di sopravvivere adattandosi a nutrirsi di ogni fonte di cibo disponibile, la sua alta capacità di dispersione e la capacità di muoversi anche in habitat sfavorevoli.

Il progressivo spopolamento di ampie zone rurali e della maggior parte delle valli alpine durante il secondo dopoguerra ha inoltre portato all’abbandono di ettari di colline e montagne, alla base della rinaturalizzazione di molte aree, che sono state rioccupate dagli ungulati selvatici. Queste stesse aree hanno costituito un habitat favorevole anche per i lupi.

PROTEZIONE

Di fondamentale importanza, infine, sono state alcune leggi di protezione sia nazionali che internazionali che dagli anni ’70 considerano il lupo una specie non cacciabile e ad alto interesse di conservazione. Nel 1971 un Decreto Ministeriale reso poi definitivo nel 1976 ha cancellato il lupo dall’elenco delle specie nocive, vietandone la caccia e proibendo l’uso dei bocconi avvelenati. Al Decreto hanno fatto seguito la legge 157/92, e a livello europeo la Convenzione di Berna del 1979, dove il lupo è stato inserito nell’Allegato II “Specie strettamente protette” e la Direttiva Habitat 92/43 che, nell’Allegato D considera il lupo come  “Specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa”. Infine il lupo è indicato nell’Appendice II “Specie potenzialmente minacciata” dalla Convenzione di Washington (CITES) del 1973 sul commercio internazionale di specie animali e vegetali in via di estinzione.

RITORNO

La popolazione di lupo in Italia è così aumentata dai 100 individui sopravvissuti negli anni ’70 a circa 220 esemplari stimati nel 1983, fino ad arrivare stima di circa 600 lupi in Italia nel 2003. L’areale di distribuzione della specie si è nel frattempo espanso verso nord, andando a coprire l’intero settore appenninico e giungendo alla formazione, nei primi anni ’90, di nuovi branchi nelle Alpi Occidentali.

Infatti e già negli anni ’80 alcune predazioni su bestiame hanno segnalato la presenza del lupo sull’Appennino Ligure, ma è dall’inizio degli anni ’90 che il lupo ha iniziato la ricolonizzazione delle Alpi Occidentali, attraverso la stretta connessione delle Alpi Liguri con l’Appennino settentrionale. I primi avvistamenti confermati sulle Alpi risalgono al 1987 nell’area intorno al Colle di Tenda, sul versante francese, nelle zone delle Valli Pesio e Stura nei primi anni ’90 e in provincia di Torino nel 1994. Dati certi della presenza della specie in Francia si hanno già a partire dal 1992, con lo stabilizzarsi branchi del primo branco nel 1994 e il loro successivo aumento da quel momento in avanti. In Italia le prime riproduzioni sono invece state documentate nell’inverno ’96-’97 in Valle Pesio e nel Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand. Nel 2009, tra Francia e Piemonte sono stati documentati 32 branchi di lupo, che indicano la presenza oramai consolidata e stabile della specie nel settore Occidentale delle Alpi.

VERSO EST

In Svizzera da metà degli anni ’90 è stata registrata la presenza di singoli individui provenienti dalla popolazione italiana, ma mai branchi; le prime prove risalgono al 1994, con la presenza stabile di un maschio, ucciso due anni dopo. Il primo branco riproduttivo in Svizzera è apparso nel 2012. Sull’arco alpino esistevano ed esistono ancora una gran quantità di aree ricolonizzabili, in cui il lupo ha appena fatto la sua ricomparsa ufficiale: è soltanto della primavera del 2012 la notizia del ritorno della specie in Lessinia. Nonostante il trend della specie sia nel suo insieme positivo, uccisioni illegali ed eventi accidentali (impatto con treni e veicoli a motore) costituiscono ancora una grave minaccia, tenendo conto del fatto che una piccola popolazione con bassa variabilità genetica come quella alpina necessità ancora di connettività con le popolazioni vicine.

Il movimento spontaneo di ricolonizzazione da Ovest verso Est del lupo ha reso necessario il trasferimento di quelle conoscenze e di quelle buone pratiche maturate in Piemonte in vent’anni di convivenza del predatore.

VERSO OVEST

La storia del lupo nelle Alpi Dinariche non si discosta da quella della specie nel resto del territorio alpino. Cacciato per secoli con la precisa volontà di eliminarne del tutto la presenza, la popolazione slovena di lupo conosce un breve periodi di ripresa durante la prima Guerra mondiale. Ma già nel 1923, con la nascita del “Concilio per lo sterminio del lupo”, formato da cacciatori professionisti, la tregue si interrompe e il numero di lupi viene ridotto drasticamente: la specie diventa rara ovunque. Bisogna aspettare il 1973 per un’inversione di tendenza: in quell’anno si smette di corrispondere compensi per gli abbattimenti dei lupi e partono le prime iniziative di protezione. La prima limitazione per legge del periodi di caccia al lupo porta la data del 1976. Quattordici anni più tardi la protezione viene estesa a tutto l’anno dall’organizzazione dei cacciatori, mentre la prima legge di tutela a livello nazionale viene pubblicata nel 1993, con il Decreto sulla Protezione del lupo in Slovenia. Oggi il lupo è una specie protetta: di anno in anno il Ministero deputato alla gestione del predatore può decidere e definire eccezionalmente il prelievo di un determinato numero di individui, basato su di un attento monitoraggio.

Nel 2013 è stata documentata sui monti della Lessinia la riproduzione della la prima coppia formata da un lupo proveniente dalle Alpi Dinariche, Slavc, e da una femmina proveniente dalle Alpi Occidentali, Giulietta. L’eccezionale evento riconduce a quanto zoologi e ricercatori avevano previsto e attendevano da tempo: il ricongiungimento di due popolazioni diverse non più in contatto da secoli con la formazione di un branco, l’unico noto per le Alpi orientali, un fatto di elevatissimo valore biologico e conservazionistico.

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